Bolle Dal caos al cosmo
Bolle è un’unità didattica relativa al percorso che va dalla pre-scrittura alla libera composizione e si presenta come una perse-guibile metodologia con sottesi rimandi a indirizzi teorici ma anche alle esperienze e alle riflessioni e alle memorie dei lettori.
Vuole essere ed è, sicuramente, un testo teso a coniugare istanze pedagogiche e psicologiche con la prassi finalizzata ad operare nel quotidiano orizzonte dell’ insegnamento.
In questa prospettiva interessante è la lettura del bambino protagonista ed artefice della propria conoscenza in un continuum che non è solo qualità dell’offerta formativa nella scuola attuale, ma è continuità esperienziale attraverso osservazione ed esplorazione di contesti, ambienti, culture, ricerca di legami di senso, simbolismi, differenze al fine di cogliere nella complessità del caos la pluralità e l’organizzazione del proprio cosmo.
È l’abcedario planetario quello che educatori ed insegnanti dovrebbero utilizzare per l’alfabetizzazione di bambini figli di un mondo globalizzato, dove interculturità e pluralità di linguaggi sono solo alcune caratteristiche di un sapere all’insegna della multimedialità e del cambiamento.
Allora perché non riscoprire quanto l’io possa avere in comune con l’altro per parlare e comprendere lo stesso linguaggio proponendo l’abcedario come strumento operativo che accende i riflettori sulle migliori istanze pedagogiche e traduce attivismo e puerocentrismo in abilità e competenze per imparare ad imparare creativamente?
Le diverse intelligenze sono le variabili personali per scom-porre, selezionare e ricomporre il proprio sistema di riferimento affettivo, cognitivo, simbolico, valoriale, sociale.
La didattica del villaggio è, indiscutibilmente, la didattica del villaggio globale di Mc Luhan: essa pone attenzione alla capacità del bambino di ripercorrere autogeneticamente le tappe dello sviluppo dell’umanità e si colloca in una dimensione in cui segno, colore, immagine, simboli si fondono in una complessità linguistica reale e virtuale, in una sorta di caleidoscopio in continuo movimento.
Così, come una bolla di sapone rappresenta per un bambino un piccolo magico mondo che incuriosisce e stimola, lo scaraboc-chio assurge, da mero segno spontaneo tracciato in uno spazio, a strategia didattica che avvia percorsi di produzione e lettura di immagini e successivamente di prelettura, di prescrittura ed insiemistica.
Le schede, non più rigidi strumenti strutturati, diventano spazi creativi.
E’ lo stesso bambino che traccia segni sulla base di imput emotivi e, stupito, rintraccia forme, immagini a volte fantasiose ma, sicuramente, proprie e non stereotipate, fino ad arrivare a utilizzare il nuovo habitus operativo per costruire testi poetici e narrativi.
Altro e molto ancora il testo si presta a suggerire agli operatori che intendono avvalersene; lascia infatti la sensazione di aver ritrovato il bambino con l’immagine mentale di mani che si cercano e si intrecciano, le mani dei bambini dell’auspicabile mondo di domani.