Mistero Memoria
Franco Borrelli
MISTERIOSO e coinvolgente cavalcare tra realtà, immagini, sensazioni e ricordi questo «Lunenbaum» di Flavio Baldes, di Franco Borrelli esordiente scrittore nato a Napoli nel ’68. Thriller dei nostri giorni, palpitante per le attese e il fiato sospeso che ti regala, ma più che giallo alla Simenon o alla Hitchcock (sembra infatti scritto come/per una sceneggiatura), lo è della mente o, meglio, della memoria, perché qui, tra amori e fughe, è Mnemosine a tenerci sempre compagnia. Non però la sua mitica personificazione greca (alla figlia di Urano e Gea, che fu amata da Giove presentatosi a lei come pastore, era attribuito il potere del ricordare), ma un virus sintetizzato in laboratorio producente uno strano effetto: cancella negli infetti ogni ricordo negativo e, pertanto, diventa un’arma letale di controllo sociale a cui s’oppone la Confraternita dei Monatti. Ne deriva una “spy-story”, come si ama dire oggi, in cui ogni rivelazione rende falsa la rivelazione precedente. "Ci sono cose - scrive Baldes - che tornano in modo strano. Ci sono cose che non tornano mai e cose che non possono fare a meno di tornare" (nella memoria, ovviamente). E l'intreccio, qui, galoppa di secolo in secolo, dal reale alla fantasia, in una corsa mozzafiato ove incontri una Marilyn Monroe vecchia e ancora in vita di là dalla Manica, un po’ di Kafka e di filosofia greca, Dostoevsky e Janis Joplin, Vivaldi e Battiato, Mozart e Carmen Consoli. E la lista potrebbe continuare ad infinitum. Follia, direste voi, un narrare così, con elementi e riferimenti tanto contraddittori fra loro, e lontani nel tempo anni luce. Ma tutto, nella memoria, è conservazione e ritorno improvviso; lampi laceranti bui di disperazione, ad illuminare verità e realtà difficili ad accettarsi. Amori e relazioni fra i tanti (anche con quelli che restano a lungo dietro le quinte del segreto e/o dell'omertà) che si (s)fanno tra inseguimenti nelle notti nebbiose, ricordi di tsunami e guerre combattute o e v i t a b i l i dove pochi governano i destini (e i doveri) dei tanti. Un romanzo giovane e originale, coinvolgente e surreale, a sprazzi, che si dischiude in un linguaggio a singhiozzo, evangelico per brevità del periodo, sempre chiaro e semplice anche quando ha a che fare con vaneggiamenti e sogni/incubi. Affascinante perché la scoperta della verità e della fiducia nei rapporti è qualcosa che ti devi sudare e per la quale devi correre rischi che potrebbero esserti anche fatali (e non solo dal punto di vista moral-psicologico). L'esistenza è un rebus, una tensione costante, una lotta a capire se gli amici sono veramente tali e se dei nemici ci si può o no addirittura fidare (stesso discorso soprattutto per chi ti dice o presume d’amarti). Nulla è perciò semplice e garantito in quest'universo ove i poteri si fan lotta tra loro, e dove i singoli si trovano spesso a combattere per cause assai spesso sfuggenti e/o addirittura inconcepibili. «Lunenbaum», si evinge tra le righe, è un mondo "altro", eppur non troppo diverso dal nostro, dove "il caffè nasce già dolce, Marilyn Monroe è ancora viva, il colore conta più della luce, è un mondo di nebbie e i soli sono due". Miguan, in stato d'evidente crisi, parte alla ricerca della bella bionda di "Niagara", insieme con Lana, fanciulla senza dubbio non ordinaria, con evidenti disturbi della memoria che le fanno dimenticare al mattino quanto sia accaduto il giorno prima. Entrambi coinvolti, volenti e coscienti - o loro malgrado -, in una vicenda che si rivela subito più grande di loro e assai minacciosa. È un thriller esistenziale svolgentesi per lo più senza luce, notturno, da Napoli a Parigi, dalla Gran Bretagna alla Finlandia, col pensiero ora di là dall’Atlantico ora oltre le sponde orientalmedirionali del Mare Nostrum, in compagnia sempre di presenze/fantasmi della cronaca politica e dei conflitti d'oggi, nonché di miti/ mitomani; un flusso di coscienza quasi joyciano dove puoi ascoltare Bruce Springsteen o Sinatra senza sentirti tuttavia troppo lontano da Beethoven. Una follia? No, solo un girovagare dell’intelligenza, lucido e senza catene, tra letture senza tempi e senza geografie, tra la storia di ieri e la cronaca d’oggi, alla ricerca, semplicemente, di un’àncora per l’uomo sempre più disorientato dagli uomini, un’accusa coraggiosa una discesa negli inferi danteschi dell’essere, alla ricerca d’un qualcosa che possa ridar ordine al caos (dentro e fuori di noi) e lenire così la pirandelliana “pena di vivere così”.
America Oggi, 17 aprile 2011