Guisa di ninfa
Sono trentacinque poesie queste di Pasquale Gionta. E l’arco temporale in cui sono state scritte va dal 1978 al 1992. Come a dire che esse appartengono ad una stagione ben definita, segnata da esperienze intense. Passioni, ferite, illusioni, echi e visioni di viaggi…
La stagione è la stagione della giovinezza del poeta. Esse dovrebbero perciò portare il segno dell’impeto dell’età, di una eccessiva vigoria del sentire, dovrebbero qua e là debordare e invece nulla di ciò in Guisa di ninfa, sia che si legga una poesia frammento come “Transumanza” sia che si legga una poesia come “Un’idea arcana”, dove il dettato si allarga in una sua avvolgente sinuosità marcata dal poeta con l’impiego del verso lungo, di largo respiro.
Ecco appunto: è la metriòtes, la misura, che Gionta ha saputo realizzare in questo suo libro in cui le liriche ubbidiscono ad un registro unitario, si fanno travi portanti di una compatta e sapiente architettura. Esito questo della frequentazione da parte di Gionta della poesia di ogni tempo, antica e moderna, italiana e non, che gli permette di padroneggiare il tessuto prosodico di ogni suo testo dal tono all’intonazione, all’accentuazione.
Da qui allora la bellezza di questo piccolo canzoniere, di questo libro distillato, culto e insieme passionato, da qui la sua musica riconoscibilissima.