View-Master
“View-Master” è il nome di un antico visore tascabile di sottili dischi di cartone (“reels”), contenenti sette paia di piccole fotografie su pellicola in 3D stereoscopico raffiguranti in prevalenza panorami.
È questa un’informazione importante perché ci porta al cuore del libro di Simone Lucciola, dove da una parte troviamo lo scorrere di sequenze (viaggi fatti e non, luoghi - tanti -, amici, incontri, ecc.) e dall’altra abbiamo la possibilità di soffermarci su ognuna di esse. In questo modo il poeta può richiamare e fissare particolari di queste sequenze e isolarle chiedendo alla memoria il suo ausilio per reificarle.
View-Master è dunque fatto di tappe e di un sentire, è fatto di immagini sedimentate e ritrovate, ma nel momento in cui queste riemergono si pongono come registrazione di un attraversamento conflittuale della vita, di una aspra realtà. Sempre tra stridori e dolcezze. È qui la drammatica tensione del libro di Lucciola, che però pare non volersi chiudere alla speranza. Il poeta così nell’incipit del libro (sono i versi finali del secondo poemetto): “io nondimeno vorrei che questo libro/potesse essere immerso un giorno nel verde del mare/e poi regalato”.
Il poemetto appunto. Lucciola lo sceglie perché ha bisogno di una struttura più ampia, più narrativa. Ne ha bisogno prima di tutto per una questione di linguaggio, dal momento che nella sua scrittura registra una quantità di termini impoetici (chiamiamoli così). Lucciola li fa spia del suo modo di fare poesia oggi, che è modo ambizioso. Vuole essere infatti View-Master un libro generazionale, perché di una generazione vuole segnalare lo scacco e la latitanza di fronte al procedere dissonante della storia.